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Tutti uguali nelle nostre diversità: parola di Valeria Locritani

L’atleta paralimpica ha preso parte alla tavola rotonda finale del progetto Sic!, evidenziando l’importanza delle differenze

 

"L'idea di disabilità più comune è quella di una persona che non sa fare qualcosa o che per farla ha bisogno di aiuto: in realtà la persona con disabilità ha solo imparato a vivere in un modo diverso. Io ho un obiettivo e il mio modo di raggiungerlo è diverso da quello di un altro: ma chi è che ha lo stesso identico modo di un’altra persona per arrivare a un determinato obiettivo?”, così Valeria Locritani spiega cosa è per lei la disabilità. La giovane atleta paralimpica ha preso parte alla tavola rotonda del progetto Sic!-Sport, integrazione, coesione organizzata dall’Uisp il 25 settembre a San Benedetto del Tronto, portando la sua esperienza di sportiva. 

“Ognuno ha le sue modalità, le sue diverse abilità e il suo sistema per fare le cose, se la vediamo così la concezione di disabile praticamente non esiste più - spiega nell’intervista realizzata a margine dell’iniziativa - siamo tutti uguali nella nostra diversità. Ognuno fa le cose a modo suo, come meglio riesce, ed è su questo che bisogna porre l’accento, così si valorizzano le differenze, che esistono e sono belle, arricchiscono il mondo e ci rendono tutti uguali”.

GUARDA L’INTERVISTA A VALERIA LOCRITANI realizzata da Lorenzo Boffa 

Valeria Locritani è stata intercettata prima di ripartire per Roma dove l’aspettava un allenamento in piscina: “Io pratico nuoto agonistico, mi alleno due ore al giorno per cinque volte alla settimana, ed è importante che arrivi puntuale agli allenamenti perchè nell’agonistica non contano solo le gare o il risultato, anzi la cosa più importante è la costanza negli allenamenti, perchè i risultati arrivano solo se ti alleni costantemente e prendi lo sport sul serio, è un impegno che non va presa alla leggera”. 

“Tra atleta paralimpica o atleta con disabilità preferirei essere definita semplicemente atleta: è vero che ho un modo diverso per praticare un determinato sport ma l'obiettivo è lo stesso, e sarebbe bello che mi venisse riconosciuto il merito da atleta non da atleta disabile o paralimpica”. 

Sono le barriere che fanno pesare le differenze?
“Se non mi permetti di partecipare a un evento mi escludi, mi impedisci di integrarmi, di raccontarmi e farmi conoscere, di condividere e far cambiare prospettiva alle persone”.

Nel suo intervento alla tavola rotonda Locritani ha evidenziato come le persone con disabilità pratichino principalmente sport agonistico, mentre sono pochi gli amatori perchè mancano le strutture: “Gli impianti accessibili sono quelli dedicati, come il Centro paralimpico, luoghi pensati per la carriera agonistica - afferma l’atleta - invece se una persona vuole praticare uno sport amatoriale, semplicemente per sentirsi bene e stare in forma, non ne ha la possibilità, perchè le palestre e gli impianti sportivi nella maggior parte dei casi non sono accessibili. Sono pochi gli spazi senza barriere architettoniche in cui una persona con disabilità possa allenarsi insieme a una persona senza disabilità, ed è un peccato. Io penso che sia un bene seguire un allenamento costante, a me piace l’agonismo, però non per tutti è così e non tutti ci riescono. Anche io a breve inizierò l'università e non so se riuscirò a conciliare le due cose, se non dovessi riuscire a tenere questi ritmi mi troverò privata della possibilità di fare sport”.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
“Gli allenamenti si sono intensificati e io sono determinata a continuare, perchè è una cosa che mi fa stare bene e questa costanza mi permette di affrontare diversamente anche la quotidianità e le problematiche della vita di tutti i giorni. Voglio continuare e spero che arrivi anche qualche convocazione, ma non è questa la mia priorità. Il mio motto? Mai mollare, mai guardarsi indietro e spingersi sempre oltre i propri limiti”. (articolo di Elena Fiorani, intervista video di Lorenzo Boffa)